DEFINIZIONE
Il nostro codice civile non ci fornisce una chiara definizione di innovazione, pertanto, nel silenzio del legislatore è stata la giurisprudenza a definire le innovazioni come “le modifiche materiali o funzionali dirette al miglioramento, uso più comodo o al maggior rendimento delle parti comuni” (Cass. n. 12654/2006).
Pertanto è possibile considerare una innovazione qualsiasi opera nuova che alteri, in tutto o in parte, nella materia o nella forma, ovvero nella destinazione di fatto o di diritto, la cosa comune, eccedendo il limite della conservazione, dell’ordinaria amministrazione, con l’effetto di migliorarne o peggiorarne il godimento, o comunque alterarne la destinazione originaria.
Nell’ambito del condominio pertanto è possibile dare seguito a lavori che provochino una innovazione della cosa comune; è necessario, però fare alcuni distinguo.
LE INNOVAZIONI GRAVOSE E VOLUTTUARIE
In caso di innovazioni gravose o voluttuarie la legge ammette che i dissenzienti (cioè coloro che hanno dato voto contrario in assemblea, o coloro che comunichino in modo tempestivo il loro dissenso) possono essere esonerati dalla partecipazione alla spesa.
Questo genere di innovazioni sussistono quando comportano una spesa molto gravosa o hanno carattere voluttuario rispetto alle condizioni e l’importanza dell’edificio.
La gravosità e/o voluttuarietà dell’opera deve essere valutata in base al preventivo di spesa, alle condizioni e all’importanza dell’edificio
Infatti, la maggioranza dei condomini aderendo ai lavori, costringerebbe la minoranza a sostenere spese ingenti che potrebbero anche essere evitate.
Tale delibera potrebbe essere considerata ammissibile se la maggioranza dei condomini che l’ha deliberata e approvata in sede assembleare abbia anche disposto di sopportarne integralmente la spesa.
Giova evidenziare che anche i dissenzienti possono in qualunque momento esercitare il diritto di avvantaggiarsi dell’innovazione inizialmente rifiutata, a tal fine però dovranno contribuire alle spese dell’opera che la maggioranza dei condomini ha già sopportato.
LE INNOVAZIONI VIETATE
A ciascun condomini spetta il diritto di impedire le innovazioni vietate dalla legge, anche se approvate dall’assemblea.
Il codice civile indica due articoli molto importanti sul tema delle innovazioni.
L’articolo 1102 che consente ai singoli condomini di apportare modifiche alle strutture condominiali per un migliore utilizzo della proprietà esclusiva e l’articolo 1120 che stabilisce quali innovazioni possano essere adottate in sede assembleare con la maggioranza dei partecipanti al condominio che rappresentino almeno i due terzi dei millesimi.
Al contrario non costituiscono innovazioni, tutti gli atti di maggiore o più intensa utilizzazione della cosa comune, che non importino alterazioni o modificazione della stessa.
Infatti, lo stesso articolo 1120 c.c. dispone che sono vietate le innovazioni:
- che possono recare pregiudizio alla stabilità o sicurezza del fabbricato;
- che ne alterino il decoro architettonico
- che rendano alcune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento anche da parte di un solo condomino.
Più genericamente la legge vieta, inoltre, ai condomini di effettuare opere che rechino danno alle parti comuni.
Deve dunque ritenersi vietata ogni innovazione che si traduce in un accrescimento di diritto o di utilità a favore di un condomino e in pregiudizio di altri.
MAGGIORANZE DI DELIBERA
Di fatto “le innovazioni” proprio perché comportano una trasformazione e alterazione del bene devono essere approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza del condominio e i 2/3 del valore dell’edificio.
Giova rilevare infatti, che la norma di cui all’art 1120 c.c. nel richiedere che le innovazioni della cosa comune siano approvate dai condomini con determinate maggioranze, mira essenzialmente a disciplinare l’approvazione delle innovazioni che comportano delle spese per i condomini, spese dunque che devono essere ripartite su base millesimale.
Giova, ulteriormente, specificare che neanche con la maggioranza dei 2/3, i condomini possono deliberare innovazioni che possono potenzialmente creare problemi alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, al suo decoro architettonico o che rendano alcune parti dell’edificio inservibili all’uso e al godimento anche di un solo condomino.
MODIFICA VS INNOVAZIONE
Ancora molto importante è distinguere tra modifica ed innovazione.
La differenza si collega all’entità e qualità dell’incidenza della nuova opera sulla consistenza e sulla destinazione della cosa comune, nel senso che per innovazione in senso tecnico- giuridico deve intendersi non qualsiasi mutamento o modificazione della cosa comune, ma solamente quella modificazione materiale che ne alteri o ne muti la destinazione originaria.
Diversamente le modificazioni mirano soltanto a potenziare o a rendere più comodo il godimento della cosa comune e ne lasciano immutate la consistenza e la destinazione, in modo da non turbare gli interessi concorrenti dei condomini.
Pertanto alcune modifiche che non costituiscono innovazioni possono essere apportate anche dal singolo condomino, nel proprio interesse e naturalmente a proprie spese, sempre che non siano dirette ad alterare la destinazione delle parti comuni e non ne impediscano l’altrui uso.
AZIONI A TUTELA
Cosa fare in caso di innovazioni vietate ?
A ciascun condomino spetta il diritto di impedire innovazioni vietate dalla legge, siano esse di iniziativa dell’assemblea che di iniziativa di singoli condomini.
Se trattasi di opere realizzate da un altro condomino deve, tramite lettera RR deve chiedere l’intervento dell’amministratore del condominio per ripristinare la situazione.
Se, invece, l’innovazione viene deliberata dall’assemblea condominiale, entro 30gg dalla data dell’assemblea (oppure 30gg dalla data di ricezione del verbale, se assente), contattatemi quanto prima, perchè non vi sarà altra stra se non quella di impugnare la delibera.
Cosa fare in caso di innovazioni ritenute gravose o voluttuarie ?
Qualora si ritenga l’opera gravosa o voluttuaria si deve votare contrario in assemblea, oppure, se assenti in assemblea, entro 30gg dalla data di ricezione del verbale comunicare il proprio dissenso mediante raccomandata e contattarmi per valutare l’impugnazione della delibera assembleare.
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